Torcel, dove la pace trova rifugio

Alice e Leonardo, due giovani sposi innamorati del bosco di Torcel di San Lorenzo Dorsino, hanno dato vita ad un’attività turistica ecosostenibile legata alla “Falesia Dimenticata”, ristrutturando un’antica casa di montagna abbandonata da anni, vivendo un’avventura con tante sfide, ma anche con immense soddisfazioni

Alice e Leonardo

Proprietari e Gestori “Affittacamere Torcel - Bar e Ristoro”


«La nostra bellissima avventura è iniziata in un caldo pomeriggio d’estate di un paio di anni fa. Eravamo seduti e rilassati all’ombra di un albero e davanti a noi si susseguiva, lungo la stradina comunale sterrata che conduce alla “Falesia dimenticata” di San Lorenzo Dorsino, un via vai di scalatori, pellegrini e passanti e allora, ridendo e scherzano, guardandoci negli occhi, ci siamo detti: “Ma perché non creiamo qui una struttura di accoglienza per tutte queste persone, come un bar e un piccolo B&B! Potrebbe essere il sogno della nostra vita».


Quel sogno, per Alice e Leonardo, convolati felicemente anche a nozze, oggi si è realizzato. I due giovani sposi, 27 anni lei e 28 anni lui, dopo un’impegnativa opera di ristrutturazione di un antico fabbricato di montagna abbandonato da anni, ubicato proprio lungo la stradina che conduce alla “Falesia dimenticata”, hanno dato vita a una nuova iniziativa turistica all’insegna della sostenibilità economica, sociale e ambientale, denominata “Torcel” affittacamere & Bar”.

Li abbiamo incontrati per farci raccontare la loro affascinante “avventura” che si potrebbe riassumere con il motto con cui accolgono i clienti.

Alice, qual è questo motto?

«Il nostro motto è “Torcel, dove la pace trova rifugio”. Torcel è il nome della località dove si trova la nostra struttura, immersa totalmente nella natura. Una natura dove regna la pace, dove gli scenari e i colori cambiano a seconda delle stagioni, dove si rimane letteralmente coinvolti dalla bellezza del paesaggio, così come è capitato a me e Leonardo la prima volta che siamo arrivati in questo luogo, vivendo sensazioni indimenticabili. Le stesse emozioni che cerchiamo di trasmettere a chi frequenta la nostra struttura».

Una struttura ricettiva nata dal recupero di un’antica abitazione di montagna che avete ristrutturato all’insegna della sostenibilità ambientale.

«Sì, esatto: si trattava di un’antica “casa da mont”, di fatto, dopo la morte della proprietaria, completamente abbandonata, avvolta quasi totalmente dall'edera, nascosta tra gli alberi in uno stato che definirei selvaggio. Con Leonardo, a partire dal 2019, abbiamo cominciato i lavori di ristrutturazione, utilizzando materiali ed energie alternative, bandendo qualsiasi forma di combustibile fossile e arrivando all’acquisizione della certificazione A1. Ma soprattutto abbiamo cercato di mantenere vivi i valori di semplicità, gentilezza, familiarità e di rispetto che caratterizzavano questa abitazione, grazie alla signora che l’abitava, alla quale siamo fortemente riconoscenti».

Come si chiamava questa signora?

«Si chiamava Agnese: era una signora umile e gentile che viveva nella casetta di Torcel con la sua mucca. Abbiamo mantenuto, nella zona del bar, un pezzo di muro di questa antica casetta, dove abbiamo appeso la foto di Agnese che adesso fa parte di noi, della nostra vita, rendendo il tutto magico».

Torcel, per voi, è un luogo magico, nei confronti del quale provate, avete detto, un profondo rispetto. Un rispetto che mettete in pratica anche con una gestione ecosostenibile del bar e dell’attività di affittacamere?

«Sì, la nostra struttura usa sia nel bar, sia nelle camere, tutti prodotti ecosostenibili e a chilometro zero, con l’obiettivo di rispettare il più possibile il nostro magnifico bosco incantato, a poca distanza dall’abitato di San Lorenzo Dorsino, paesino inserito nell'associazione dei Borghi più belli d'Italia, circondato dalle altrettanto suggestive catene montuose delle Dolomiti di Brenta, Patrimonio dell’Umanità Unesco e soprattutto a due passi dalla “Falesia Dimenticata”, un luogo unico nel suo genere».

E a cui siate particolarmente legati.

«Assolutamente sì: in questo senso esprimiamo un caro ringraziamento al presidente dell’associazione “Dolomiti Open”, Simone Elmi, che ci ha dato la possibilità di collegarci con la magnifica Falesia Dimenticata, tramite eventi e spettacoli. In fondo la nostra iniziativa rappresenta un esempio di come un’iniziativa di recupero di un luogo poi adibito ad un’attività sportiva e inclusiva a favore di tutta la comunità, come appunto la “Falesia dimenticata”, possa creare anche occasioni di lavoro per i giovani, all’insegna della sostenibilità e del rispetto della natura».

Vi considerate soddisfatti di quanto realizzato fino ad oggi?

«Sì, molto. La nostra è stata ed è un’avventura. E che avventura! Per viverla abbiamo dovuto affrontare molte sfide, tra cui la crisi economica dovuta alla pandemia da Covid-19, ma siamo stati ripagati anche da immense soddisfazioni».

Dolomiti Open